La primavera è dietro l’angolo e, per gli animali sensibili, inizia un periodo dell’anno molto difficile, quello delle manifestazioni allergiche. Fino a qualche tempo fa era raro sentir parlare di allergie negli animali. Come i nostri antenati, gli animali erano più che altro soggetti a patologie acute di tipo infettivo, e molto raramente ad andamento infiammatorio cronico. Oggi, sicuramente a causa dell’alimentazione industriale, dell’impiego di prodotti artificiali per l’igiene del mantello (compresi gli antiparassitari), e certamente all’uso indiscriminato di farmaci soppressivi, le allergie stanno interessando sempre di più le specie domestiche. È più difficile invece che gli animali siano allergici a fattori legati all’ambiente come fiori e pollini, mentre alcune erbe di campo sono attualmente oggetto di osservazione e ricerca.
Cos’è un’allergia?
È definita come un’esagerata reattività, che coinvolge la risposta immunitaria, acquisita dall’organismo nei confronti di una sostanza a cui è sensibile.
Non è semplice comprendere se la sensibilità è causata da qualcosa che è presente nella ciotola oppure nell’ambiente in cui vive il nostro animale. Se sospettiamo un’allergia alimentare, come prima cosa dovremo eliminare dalla sua ciotola tutti gli alimenti industriali, raffinati e addizionati (spesso sono proprio queste sostanze usate per la conservazione, la colorazione e l’appetibilità a creare il problema), cominciando a somministrare pochi cibi alla volta, freschi e preparati quotidianamente.
Alcuni studi dimostrano che nei cani può sussistere una predisposizione genetica all’ipersensibilità nei confronti degli alimenti. Si tratta di una disfunzione immuno-endocrina che registra il cibo come sostanza dannosa e non riconosciuta.
Ci sono delle misure preventive che possono evitare lo sviluppo di allergie nell’animale adulto?
Al momento non si può essere certi che certe pratiche possano prevenire le allergie ma sappiamo che, come avviene nell’essere umano, alcune attenzioni soprattutto nel cucciolo, possono fare la differenza. Innanzitutto, lo svezzamento precoce dal latte materno, apre la strada alla disbiosi cronica dell’intestino, condizione che compromette l’assorbimento dei nutrienti e l’adeguato smaltimento delle tossine, oltre che minare alla base il buon funzionamento del sistema immunitario. Come nel bambino, l’allattamento prolungato (fino a che la mamma non lo interrompe spontaneamente) è sicuramente una pratica naturale di rinforzo di tutto il meccanismo di difesa del cucciolo. Anche la somministrazione massiva di farmaci ad azione soppressiva (compresi antibiotici e gli stessi antiinfiammatori usati per controllare i livelli di istamina) compromette il funzionamento della flora batterica eubiotica dell’intestino. Non ci soffermeremo ora sull’argomento vaccinazioni, ma gli studi più recenti mostrano che non sono necessari richiami annuali, come era prassi fino a poco tempo fa, per garantire una immunità permanente all’animale. Di contro, non sappiamo quali danni possa procurare questa pratica nel lungo periodo, considerata la breve vita dell’individuo domestico rispetto all’uomo. L’alimentazione naturale, a base di alimenti freschi, adatti alla specie, e arricchiti con oli vegetali spremuti a freddo o olio di Krill, naturalmente ricco di acidi grassi antiinfiammatori, costituisce un’ottima base per rinvigorire l’organismo provato del vostro animale.
L’integrazione di flora batterica probiotica specie specifica è senz’altro molto utile per ripristinare l’equilibrio intestinale, contribuire alla produzione di vitamine ed altre sostanze benefiche e stimolare le difese immunitarie.
Il mondo vegetale è ricco di estratti di piante che svolgono un’azione antinfiammatoria, in alcuni casi anche cortison like come il Ribes Nigrum, e la stessa cosa possiamo affermarla per i funghi medicinali.
Infine, la miscela di essenze floreali australiane Detox Pets, studiata appositamente per gli animali, sostiene l’organismo intossicato, migliora lo stato del mantello, aiuta la cute infiammata e lenisce il prurito.
Quando compaiono altri segni di malessere associati: nausea persistente, scialorrea, debolezza, tentativi continui di defecare, febbre.
In questo caso è assolutamente necessario rivolgersi al proprio veterinario per una verifica dello stato di salute.